Francesca Torri Soldini, in nome della rosa

FT

Lei viene dal gioiello, quello vero, dalla progettazione ma anche dall’organizzazione di lavori creativi e le rose, tra noi, sono state galeotte. Ma strane coincidenze ci avevano già in qualche modo legato, inconsapevolmente. Coincidenze del passato. E quando sono emerse, è stato piacevole stupore.

Lei che insegna dove anch’io ho insegnato. Il caso… Figli di età vicine e la barca a vela sullo sfondo di comuni interessi familiari. Il caso…Sua suocera che vive nella stessa casa che un tempo era della mia cara zia e dove io da piccola giocavo. Il caso. Da bambine, magari, ci eravamo già scrutate nella sala d’attesa di quel caro dentista che abbiamo scoperto ovviamente avere in comune. Il caso…Per non parlare del nonno del marito che porta lo stesso cognome di quella famiglia dove, sotto la guida severa della mitica Gisa, venivano ospitati i saggi di pianoforte e dove io e i miei spartiti arrivavamo immancabilmente in ritardo. Ancora un caso…E poi lascerei perdere perchè l’elenco si allunga ad ogni incontro commentato dalla frase  “pazzesco, anche questo in comune!”.

Un giorno, all’interno di un suo iter e sullo stimolo della rosa, Francesca  si è attivata e con rapida naturalezza si è messa a tagliare, piegare, modellare, bruciare, ossidare il metallo. E poi si è presentata con una rosa di rame. Insieme l’abbiamo raddoppiata e poi triplicata, moltiplicata. La collezione Barock Rose ( MOS per SA’ROSAS) è nata da questa sinergia, spontanea, lucida e gioiosa. Da quelle curiose coincidenze.

Luca Baroni, suo amico, ha scritto: “il lavoro che Francesca Torri fa quando affronta un progetto, che sia il coordinamento di un dipartimento oppure il progetto di un gioiello è quello di occuparsi con attenzione di ogni minimo aspetto che lo riguardi utilizzando le diverse conoscenze a sua disposizione, osservando tutti i particolari necessari in relazione al progetto generale. Il fine è un prodotto che deve essere sempre preciso, specifico e di valore”. 

A me piace proprio quella sua attenzione sensibile al racconto del fare e la sua capacità di fare in gruppo anche in questo caso, per SA’ROSAS, in nome della rosa.

 



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